31) Sala del Governo

Dopo la ‘Sala del Coretto’, si arriva nella ‘Sala del Governo’. In origine questo luogo conservava tutti i documenti dell’Istituzione ed era infatti definito “Camera del Archivio” come indicato dall’architetto Francesco Antonio Picchiatti nel 1658.

Se la chiesa e il Caravaggio rappresentano il cuore del Pio Monte, la ‘Sala del Governo’ simboleggia il cervello, cioè la macchina amministrativa che guida le attività dell’intero Istituto. Infatti qui ancora oggi, il venerdì si riuniscono i sette governatori per discutere delle iniziative benefiche e culturali. Uno di loro riveste il ruolo di Soprintendente e svolge sia la carica di governatore che quella rappresentativa dell’Ente; i governatori hanno una carica temporanea e volontaria della durata di tre anni, prorogabili per soli altri tre anni; vengono eletti per votazione durante l’Assemblea Generale degli Associati. Ogni governatore ha un ruolo ben preciso, ma tutte le decisioni vengono prese insieme.

Al centro della sala un tavolo circolare, databile tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, occupa quasi tutto lo spazio e sostituisce il Seicentesco tavolo eptagonale. È realizzato in legno di noce e la sua superfice è divisa in otto spicchi, sette per ciascun governatore e uno riservato al segretario generale che oggi partecipa alle riunioni e appunta tutte le decisioni. La fascia del sottopiano è formata da otto cassetti con un ornato quadrato. Al di sopra vi sono diversi oggetti: la grande lampada da scrivania con quattro punti luce, i set da scrittoio in pelle decorati in oro con lo stemma del Pio Monte della Misericordia e i cartellini con i nomi dei sette Governatori in carica. L’atmosfera maestosa è impreziosita da due vetrine ricche di oggetti liturgici in argento della Reale Compagnia e Arciconfraternita dei Bianchi dello Spirito Santo e della famiglia dei marchesi Sersale. Alle pareti della sala sono esposti dipinti con soggetti sacri di varie dimensioni: sei grandi tele della bottega di Mattia Preti, importante artista del Seicento napoletano, quattro tele di piccole dimensioni attribuite a Paolo De Matteis, pittore attivo nel Regno di Napoli tra il Sei e Settecento e un piccolo dipinto su rame copia da Federico Barocci.