Chiesa

Il palazzo seicentesco custodisce al suo interno l’elegante chiesa, edificata tra il 1656 e il 1671 su disegno di Francesco Antonio Picchiatti e intitolata a Nostra Signora della Misericordia.

L’aula è di impianto classico a pianta ottagonale con una cupola slanciata; l’armonia dell’architettura è impreziosita dai raffinati elementi decorativi di gusto barocco, come il pavimento in cotto ad intarsi di marmi policromi, i paliotti, le acquasantiere, e le grate in legno dorato dei coretti.

L’architettura è funzionale al racconto delle Opere del Pio Monte della Misericordia: infatti i dipinti seicenteschi che decorano i sette altari, di Battistello, Giordano, Santafede, Azzolino e Forlì rimandano alle attività caritatevoli che l’Ente ha svolto per oltre quattrocento anni e che ancora oggi porta avanti nei diversi settori del sociale.

Sull’altare maggiore il capolavoro di Michelangelo Merisi da Caravaggio, con la sua forza espressiva, sintetizza in una grande tela tutte le opere della misericordia corporale.

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  • Cappella del Pio Monte della Misericordia

Cappella

Cappella del Pio Monte della Misericordia La seicentesca chiesa, a pianta ottagonale, espone sull’altare maggiore il capolavoro di Caravaggio, “Le Sette Opere della Misericordia“, che concentra in un’unica grande tela quanto il Monte si impegnava a fare sin dalla sua fondazione. Nelle cappelle laterali sono inoltre custoditi i dipinti di Battistello Caracciolo “San Pietro liberato

Le opere della Misericordia

Michelangelo Merisi detto Caravaggio, 1607

L’enigmatico dipinto, tra i più importanti del turbolento pittore, in fuga da Roma dopo la condanna per omicidio, raffigura con grande realismo, in un intreccio di personaggi presi dalla strada, le attività di beneficenza dell’Ente, ispirate alle Opere di Misericordia corporale. E’ la  prima commissione per la decorazione della Chiesa del Monte, pagata 400 ducati.

San Pietro che resuscita Tabithà

Fabrizio Santafede, 1611

Il dipinto narra l’episodio in cui l’Apostolo Pietro resuscita la caritatevole donna, e allude alle opere di dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati e vestire gli ignudi,concetti inseriti nello Statuto del Pio Monte della Misericordi, e compendiati nell’unica voce di soccorrere i poveri vergognosi. Santafede, principale esponente dell’arte tardo manieristica a Napoli, caratterizzata dalla presenza della

Liberazione di San Pietro

Giovan Battista Caracciolo detto “Battistello”, 1615

Il soggetto richiama l’opera di Liberare i carcerati, attività praticata dall’Ente per la scarcerazione dei detenuti per morosità nel pagamento delle tasse, a causa di condizione di povertà.Primo grande seguace Caravaggesco, Battistello immerge le figure nella più cupa ambientazione: l’angelo prende per mano l’apostolo incredulo e lo accompagna fuori dal carcere mentre i soldati, in basso,