13) Giovanni Stefano Maia

Genova, 1672-1747Ritratto equestre di Leonardo di Tocco

1725-1727 circa

olio su tela, cm 285 x 218

Il dipinto giunge al Pio Monte con la donazione dell’associato Giuseppe Carelli del 1933, insieme ad altre trenta opere provenienti dalla collezione Capece Galeota, eredi della famiglia di Tocco.

Grazie alla firma non vi è dubbio sull’autore del dipinto, probabilmente commissionato per essere accostato all’altro ritratto equestre di famiglia raffigurante Carlo di Tocco, realizzato un secolo prima ed esposti sempre insieme. Si tratta di uno dei pochi dipinti conosciuti del Maia, pittore che, dopo aver studiato a Genova è documentato a Napoli verso 1690 nella bottega di Solimena; l’artista restò in città fino al 1727 ed ebbe fama soprattutto per i suoi ritratti, come ci raccontano le fonti: “di fedelissima somiglianza, e sì graziosi e brillanti che paion vivi”.

Il personaggio raffigurato è Leonardo VII, un discendente di Carlo di Tocco, principe di Acaja e Montemiletto, conte di Montaperto, signore di Refrancore, capitano di guardia pontificia dal 1724, consigliere imperiale dello stato austriaco nel 1725, successivamente vicario generale del Principato Ultra per Carlo di Borbone dal 1732, nonché gentiluomo di camera del re di Napoli dal 1734 e cavaliere dell’ordine di San Gennaro dal 1740. Aveva diciotto anni quando entrò come associato al Pio Monte della Misericordia.

Maia esegue questo ritratto equestre in modo assai pomposo, arricchendolo di particolari: il pittore immagina l’uscita a cavallo del principe. Questi, che cavalca un destriero bianco impennato su due zampe, indossa un abito in velluto marrone e un tipico cappello settecentesco nero bordato di sottili piume rosse. Anche il cavallo è impreziosito da eleganti finimenti e una gualdrappa rossa con fini decori dorati. Leonardo di Tocco e il suo cavallo, entrambi di profilo, girano di scatto la testa volgendo gli occhi dritti verso chi sta di fronte.

Alle spalle, a sinistra e in alto della composizione, un’architettura con putti e stemma di famiglia; quasi a seguire l’uscita del Principe, due paggi in abito di velluto blu, in divertito atteggiamento, spingono giocosi il cavallo, che è preceduto dalla corsa di un cane da guardia. Il risultato finale è l’esaltazione del personaggio e della sua dinastia mettendo in risalto la preziosità delle vesti con ricami d’oro, i velluti e le stoffe lucide ma anche la posa fiera del di Tocco che comanda il cavallo con una sola mano.