

Napoli, 1618 circa–1686 circaDecapitazione di san Gennaro
quarto-quinto decennio del XVII secolo
olio su tela, cm 124 x 170
Si conosce poco della biografia di Carlo Coppola. Nasce intorno al 1620 ed è stato allievo di Aniello Falcone, pittore del Seicento napoletano noto per le sue scene di battaglie, alla cui bottega si formarono molti importanti artisti, tra i quali Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro. Anche Coppola dimostra una grande abilità nelle storie a figure piccole, come le battaglie e le scene di martiri, genere molto richiesto dai collezionisti napoletani a partire dagli anni Quaranta del XVII secolo. La sua carriera tramonta verso la fine degli anni ‘60 del Seicento, a causa di una malattia agli occhi: pur di continuare a lavorare si servì del sostegno dei colleghi e di giovani collaboratori di bottega che eseguivano i dipinti sotto la sua guida, aggiungendo poi la sua caratteristica firma con le iniziali CC con le quali aveva l’abitudine di siglare le sue opere.
Scrive di lui il biografo Bernardo De Dominici:
“Colui passeggiando tutto il dì da gentiluomo cinto di spada e pugnale, dipingeva poi la notte, con gran lume, il perché a capo a qualche tempo divenne cieco, onde non potendo più dipingere, ricorreva dal suo maestro, che lo sovveniva per nutricare la sua famiglia, e dopo la morte di quello, da Micco Spadaro, che molto lo compativa, e si erano amati infin dalla loro gioventù essendo condiscepoli”
Carlo Coppola raffigura in questa tela il martirio di san Gennaro, patrono principale di Napoli. La vita e le opere del santo vescovo di Benevento sono raccontate in diversi documenti: fu decapitato insieme ad altri cristiani nella Solfatara di Pozzuoli il 19 settembre del 305 d. C. durante le persecuzioni dell’imperatore romano Diocleziano.
Il pittore rappresenta gli istanti successivi al martirio. Il santo è raffigurato in abiti vescovili nella parte inferiore e centrale della composizione; il corpo giace a terra senza vita, la testa ormai decapitata accanto al collo insanguinato. La scena, intorno al corpo del santo, si affolla di tante figure che assistono al terribile evento, tra le quali in ginocchio stanno i compagni di san Gennaro, che presto subiranno lo stesso martirio. Al centro e in secondo piano il governatore romano svetta sulla folla, seduto sul suo maestoso carro tirato da quattro cavalli bianchi e assiste all’evento, circondato da soldati, alcuni dei quali in piedi, altri a cavallo. In primo piano sia a sinistra che a destra altri soldati cercano di calmare la folla.
Fanno da sfondo a tutta la scena le alte rocce gialle della Solfatara, avvolte dai vapori delle fumarole che salgono verso il cielo, avvolgendo tutta l’atmosfera e le figure di luce dorata.