16) Tavolo a sette lati

ebanista napoletano (piano), manifattura napoletana in ferro (Tommaso Speraindeo)

tavolo a sette lati

ante 1658

legno di noce, ebano, avorio, madreperla, ferro battuto, cm 83 x 150

 

Il tavolo di forma eptagonale, che vuol dire a sette lati, poggia su una struttura in ferro battuto ed esili gambe, anch’esse in ferro, con piedi a ricciolo.

Il piano è tra i pochi esempi di mobilio del XVII che giunge fino ad oggi. Con la tecnica dell’ebanisteria gli artigiani lavoravano diversi tipi di legno di vari colori e altri materiali pregiati incastrandoli tra loro e formando dei disegni. Il tavolo del Pio Monte ha al centro un cerchio con sette angeli danzanti da cui partono sette spicchi con lo stemma del Pio Monte della Misericordia: già dal 1604 i Governatori di questo Ente decisero che il loro stemma (marchio diremmo oggi) doveva avere sette monti neri sormontati da una croce e una corona; dentro i monti si legge la stessa frase in latino riportata sulla facciata del palazzo: Fluent ad eum omnes gentes che significa “tutte le genti affluiranno ad Esso”. Su ogni lato del tavolo, vi sono delle iscrizioni intarsiate in avorio che ricordano i compiti affidati ai sette governatori, che si riunivano qui fin dalla prima metà del Seicento per decidere come distribuire i soldi per i poveri della città. Infatti, come da primo regolamento del 1604, i sette governatori ogni venerdì, raccolti attorno a questo tavolo, stabilivano le attività: ognuno ricopriva un compito e sedeva al suo posto, ad un lato del tavolo segnato con delle scritte: VISITAR INFERMI / SEPELIR I MORTI / VISITAR I CARCERATI / REDIMER I CAPTIVI / SOCCORRER I VERGOGNOSI / ALBERGAR I PEREGRINI / PESO DEL PATRIMONIO.

Ogni sei mesi veniva nominato un nuovo governatore e contemporaneamente un altro terminava il suo compito. Così a turno e ruotando intorno al tavolo, come un girotondo, il primo era il ‘Governatore agli Infermi’, dopo sei mesi passava al ‘Governo dei Morti’, fino ad arrivare alla carica conclusiva di ‘Governatore al Patrimonio’. In questo modo ciascun governatore aveva degli impegni ben precisi e poteva dedicarsi a tutte le opere del Monte nell’arco di tre anni e mezzo. Questi Signori quindi decidono di darsi delle regole molto precise e pensarono che avevano bisogno di un tavolo adatto alle loro riunioni con delle caratteristiche molto precise!

Di questo importante tavolo parla Gaetano Ape, segretario del Monte nel 1705, che così scrive: Siedono li Signori Governatori ugualmente in tavola settangolare, e ciascheduno è commessario di un’opera di carità […]”.

Anche nell’Archivio Storico del Pio Monte sono conservati molti documenti antichi che raccontano la storia di questa Istituzione e dei suoi oggetti e di questo tavolo. Infatti, si legge che nel 1656 l’architetto Francesco Antonio Picchiatti, che si stava occupando di arredare le stanze del palazzo appena costruito, incarica Tommaso Speraindeo, un artigiano che lavora il ferro, le serrature e le chiavi (mestiere che nei documenti è chiamato ‘chiavettiero’) per sistemare questo tavolo con nuove gambe di ferro:

 “Nella camera della rota delli signori governatori […] Accomodare de tutto punto la tavola tonna con allestirla et metterci li ferri, et ogn’altra cosa necessaria

Sotto il tavolo, che ha ancora la sua piastra in ferro battuto che protegge il legno, è sistemato un braciere circolare che conteneva i carboni ardenti. L’elegante braciere ha delle maniglie laterali con un doppio motivo a ricciolo, ripreso nell’elemento decorativo dei piedi leonini: si può certamente immaginare il trasporto dei carboni dal camino della sala del ‘governo vecchio’, portati con questo braciere sotto il tavolo in occasione delle lunghe riunioni: un antico sistema di riscaldamento per i Signori Governatori di questo Istituto!